“LA LAMA DEI BORGIA:LA GIOVINEZZA"

Racconto lungo ispirato alla giovinezza di Cesare Borgia e del suo fedele Miguel de Corella.

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  1. MorganeLaFée
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    Pisa autunno del 1491
    (questo capitolo d'inizio non è altro che un "missing moment" ispirato al manga "Cesare il Creatore che ha distrutto" di Fuyumi Soryo)

    Michelotto da Corella salì con tutto l’impeto dei suoi sedici anni l’imponente scalone marmoreo che portava allo studio dell’Arcivescovo Raffaele Riario nella sede arcivescovile di Pisa.
    …Michelotto,cioè Miguel. Infatti,spagnolo di nascita,portava questo nome italianizzato e per lui ancora ridicolo da quando,ragazzino di dieci anni appartenente alla piccola nobiltà valenciana ,era stato portato a Roma per far parte del seguito di Cesare,figlio del cardinale Borgia,suo coetaneo.
    La storpiatura del nome era comunque l’unica cosa non piacevole del suo nuovo stato e se ne era reso conto appena arrivato a destinazione ormai sei anni prima:i Borgia,nobili spagnoli di antico lignaggio trapiantati in Italia,erano una delle più potenti e facoltose famiglie di Roma,la loro residenza era un sontuoso palazzo e la vita che vi si conduceva era davvero opulenta,anche per la servitù.
    Era stato scelto per essere il compagno di Cesare negli studi e negli svaghi:fortuna aveva voluto che i due ragazzi avessero provato subito una forte simpatia reciproca,tanto da diventare in breve tempo inseparabili instaurando un’amicizia fraterna e tra loro non si poteva certo parlare di rapporto servitore e padrone,se,fin quasi dal primo giorno,lasciarono perdere i convenevoli e si chiamarono semplicemente per nome e inoltre Cesare,per farlo sentire meglio,da allora lo chiamò sempre Miguel,alla maniera spagnola.
    Quindi egli era,a tutti gli effetti,quasi un figlio adottato della famiglia.
    Ormai cresciuti,da quasi un anno vivevano,insieme ad altri giovani della cerchia dei Borgia,a Pisa per frequentare l’Università e risiedevano per intercessione del
    Cardinale ( nonchè Cancelliere Pontificio) addirittura nell’Arcivescovado,una dimora davvero insolita e splendida per degli studenti,seppur di rango elevato!
    «Chiedo scusa! Ma è arrivata un’importante missiva di tuo padre,Cesare,da Roma e il messaggero mi ha pregato di riferirtelo subito,in quanto dovrà ripartire al più presto con una risposta.» disse dunque Miguel,bussando alla porta di legno con elaborati intagli e subito,senza aspettare risposta,entrò rumorosamente nello studio del’Arcivescovo,dopo avere mutato la fretta dimostrata sulle scale nell’atteggiamento annoiato di chi sta obbedendo ad un ordine sgradito. In realtà,era tutta una menzogna precedentemente architettata col compagno e,dentro di sé,rideva dell’urlo soffocato dell’Arcivescovo,sorpreso dal suo ingresso mentre con la mano ancora inguantata,dopo la cerimonia del Vespri officiata in Cattedrale,accarezzava timidamente i capelli di Cesare e del contegno dispiaciuto con cui quest’ultimo si congedava,scusandosi e usciva seguendolo lungo le scale,verso le loro stanze.
    Chiusa la porta dello studio Cesare gli sussurrò ridacchiando: «Miguel!Hai tardato a farti vivo! »
    Ed egli sorrise,questa volta libero di lasciar trapelare i propri pensieri,al finto rimprovero. Non aveva fatto tardi,il suo era stato perfetto tempismo:quanto bastava perché Cesare,col suo fare suadente,ottenesse l’assicurazione dal Riario di laurearsi prima del tempo…quanto bastava perché Riario potesse compromettersi o credere di essersi compromesso e quindi preoccuparsi. In realtà sarebbe arrivato tardi se avesse aspettato che l’arcivescovo passasse oltre nell’interesse per il suo amico.
    C’era comunque una cosa di cui era sicuro: Cesare avrebbe saputo in ogni caso farsi valere anche senza l’aiuto di nessuno.
    Forse lui,Miguel,era proprio un bastardo,come lo stava accusando per scherzo ora Cesare…un bastardo…perché intimamente sperava proprio che non sapesse cavarsela così bene senza il suo aiuto.
    Arrivati nei loro appartamenti,Cesare si lasciò andare ad una confidenza:
    «Se per certi versi è una nullità, per altri quel Riario mi fa paura.»
    «Oh! Anche Cesare Borgia ha paura di qualcosa! » e,subito Miguel,per un momento,una mano al battente della porta,,quasi credette di aver detto troppo.
    Il timore scomparve all’espressione stupita di Cesare,adorava essere lui a lasciarlo senza parole: erano sempre in meno a poter sorprendere Cesare.
    Uscì e lanciò un ultimo sguardo divertito all’amico.
    Fu sua la sorpresa però quando dallo spiraglio della porta sentì in tono scherzoso:
    «E tu di cosa hai paura,Miguel? »
    Tornò allora indietro,nella camera e Cesare lo stava aspettando in piedi,appoggiato allo scrittoio a braccia conserte e il capo appena inclinato.
    «Io? » chiese,appoggiandosi contro la porta in una posa speculare a quella dell’amico,valutando cosa rispondere….« Io ho paura per te,ogni tanto. »
    Cesare sorrise. «Ma non conta,lo sai che sono al sicuro finché ci sei tu,no? »
    Si allontanò dallo scrittoio avanzando per la stanza,elegante anche con solo una veste sgualcita..
    Miguel non riusciva a spostare lo sguardo. Nemmeno quando l’altro si fermò a un passo da lui,il viso piegato di lato,i capelli che gli cadevano sul collo e il volto appena illuminato dalla luce tremolante della candela.
    E così,di getto,Miguel ebbe chiara la sua risposta.
    «L’inferno.»
    Cesare si fece sfuggire un sorrisetto,avvicinandosi,segno che aveva capito…
    Era da tempo che Miguel stesso cercava di capire se fosse peggio essere allontanato da Cesare o se fosse peggio restare al suo fianco. Proteggerlo…amarlo…peccare e soffrire.
    Ma quando l’amico gli mise una mano sulla guancia e lo baciò,seppe che qualsiasi inferno li attendesse,l’avrebbero varcato insieme.
    ______________________________________________________________________

    ...presto,molto presto altri capitoli se li volete...

    Edited by MorganeLaFée - 8/4/2012, 00:01
     
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  2. luigiilfollettodeiboschi
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    brava morgana alias claudia, diventi sempre più brava!
     
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  3. MorganeLaFée
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    Sei troppo indulgente con me!
    ;)
     
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  4. luigiilfollettodeiboschi
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    non è vero, sono solo obiettivo! potresti magari anche ri-postare quelli che qualche mese fa postasti su fb!
     
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  5. MorganeLaFée
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    Questo lo pubblico a capitoli,che sto ancora scrivendo,ha solo dello NC17 light e quindi,avvisando nei capitoli dove c'è,lo posso mettere qui,ma per l'NC17 esplicito dovresti creare apposita sezione protetta che lo dichiara e dare i permessi solo agli utenti "fidati"...CIAO!
     
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  6. Finr0d
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    WOW!!!! Finalmente la prima parte de "La Lama dei Borgia"...la giovinezza!!! Ci voleva Luigi col suo forum per fartela postare!!!! :D
     
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  7. MorganeLaFée
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    Roma primavera del 1492

    Le feste,anche quelle a palazzo Borgia,non avevano mai entusiasmato Michelotto ...troppo di tutto! Cibo,donne,vino,abiti,gioielli,uomini,sfarzo e sfoggio di potere...volgarità in poche parole,volgarità ed ostentazione!
    Per fortuna lui non doveva dimostrare nulla:prendeva ordini solo da Cesare e questi raramente,e solo se era indispensabile,pretendeva da lui cose che non gli andassero a genio e poi il suo fare distaccato e calmo e certe nebulose notizie riguardo a fatti accaduti a Pisa e giunte alle orecchie di quei cortigiani,facevano sì che,anche se aveva solo diciassette anni,non venisse quasi mai coinvolto nei loro discorsi e nei loro scherzi da avvinazzati.
    Per questo,una volta accertatosi che Cesare era in compagnia di suo fratello Juan,di alcune dame e sotto il controllo discreto di alcuni fidati sottoposti,si era allontanato e si era ritirato nella sua stanza...la sua vecchia stanza nella residenza romana dei Borgia,la sua prima vera stanza...lì si trovava "a casa" davvero e si poteva rilassare e mettere a suo agio...lì era lui,Miguel e non Michelotto...e Miguel si strappò letteralmente di dosso le vesti elaborate e scomodissime del cortigiano,si stese nell’ampio letto e si stiracchiò con visibile piacere..ma...
    ...avvertì la piccola porta cosidetta segreta,nascosta da un cortinaggio (cioè l’entrata usata solo dagli intimi e non dalla servitù) della sua stanza aprirsi lentamente e,d'istinto,si mise in allerta.
    La figura in penombra scivolò accanto al letto.
    «Soy yo,Miguel.»
    « César!?E'già finita la serata?»
    «Ho lasciato mio fratello alle sue "dame"!»
    «Precoce il ragazzino!» sorrise Miguel,spostandosi nel letto per fare spazio al compagno.
    Il corpo del giovane Borgia emerse dalla elegante vestaglia da camera e baluginò,nudo,alla fioca luce dell’unica candela,ancora accesa a lato del letto,poi svanì sotto le coltri.
    «Ha preso la mania delle donne da mio padre,indubbiamente.» rispose ironico.
    «Non come noi...» ribatté lo spagnolo.
    Cesare lo guardò,poi lo tirò contro di sé,baciandolo a lungo.
    Miguel rispose al bacio,cercando il contatto della lingua dell’altro con la sua.
    Il bacio fu malizioso e sensuale.
    Compiaciuto.
    Quando le loro bocche si staccarono,i due si guardarono con occhi accesi di desiderio.
    Miguel rise piano:«I peccatori sanno capirsi!»
    Il Borgia ne apprezzò la sagacia,e gli accarezzò il viso.
    Le sue guance arrossate dal desiderio erano come vellutati melograni,quando si protese sopra Miguel,che gli concesse un altro bacio...questo profondo,sensuale,caldo,tanto da rubargli il fiato accelerato. I due amici di baciarono con tanto abbandono che chi li avesse visti avrebbe capito che non si sarebbero mai traditi:sembravano davvero essere una sola cosa.
    La lingua di Miguel lasciò le labbra di Cesare solo quando tese le braccia ,chiedendo,in silenzio,di più.
    E così a lungo danzarono quell'antico ritmo possessivo,finchè ciascuno lasciò un poco della sua vitalità nell'altro.
    Esausto e ansimante,Miguel ricadde accanto a Cesare sul letto e questi gli accarezzò il viso,togliendogli i capelli sudati dalla fronte: «Sei sempre bellissimo,Miguelito!!» mormorò.
    Erano davvero una sola cosa.
    La mattina seguente i raggi del sole entravano quasi brutalmente nella camera dove la sera nessuno si era dato la pena di accostare le spesse cortine di broccato e colpirono Miguel che,ancora ad occhi chiusi,ma sveglio,strofinò il viso contro le coperte,godendosi il tepore del letto.
    Fu solo lentamente che emerse dal ricordo sognante della notte e subito percepì il peso delle braccia che ancora lo tenevano.
    «Buenas dias.» si sentì dire in spagnolo.
    «Buongiorno messer Cesare!» rispose,senza avere la minima intenzione di spostarsi e stendendo le gambe,ancora stretto tra le sue braccia.
    «E' tardi!» sussurrò Cesare.
    «Si.» annuì lo spagnolo.
    Dal primo momento che aveva visto il Borgia,ancora poco più che bambini,ne era rimasto conquistato,fin tanto da decidere che gli avrebbe dedicato tutta la vita.
    Miguel continuava a fissare davanti a sé,perso in queste e mille altre riflessioni.
    Poi i loro sguardi s'incontrarono:Miguel serio,Cesare sorpreso.
    Entrambi provavano un grande rispetto uno per l'altro.
    A Cesare venne da ridere e Miguel rise con lui,sfiorandogli il viso col naso.
    «Che coppia stravagante!»
    «Sono d'accordo! Non avrei accettato nessun altro,ma tu sei tu,sei mio come io sono tuo e so che mi proteggerai con la vita.»
    «Si.» disse semplicemente Miguel in un soffio.
    Subito dopo Messer Cesare cominciò ad alzarsi dal letto e messer...Michelotto gli diede un bacio a fior di labbra...Michelotto,non Miguel,quindi...senza malizia.

     
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  8. Silm@rien
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    Era ora che leggessimo qualcosa della "Lama"!!! Posta presto altri capitoli!
     
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  9. DaniMZBradley
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    Li adoro! Scritti benissimo e il fascino dei giovani protagonisti si tocca quasi con mano! Il periodo storico poi era adatto alla trama: passione, invidia, assassinio e seduzione. I Borgia! Bravissima!
     
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  10. MorganeLaFée
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    Roma inverno del 1493
    (questo III capitolo è molto lungo,ma era impossibile dividerlo e compare un personaggio importante...)

    Era la sera del 2 febbraio 1493,Cesare,ormai diciottenne,dovette intervenire alla festa nelle sale della reggia vaticana per le nozze,stipulate per procura,della sorella tredicenne Lucrezia: i due (lui castano e lei bionda;riccamente vestiti:lui di nero con il giustacuore ravvivato da bottoni di brillanti e lei di rosso con trine bianche tempestate di rubini,che impreziosivano anche la sua bionda treccia) aprirono le danze,ballando insieme e monopolizzando l'attenzione di tutti i presenti...in un angolo del salone,appoggiato ad una colonna,lontano come al solito dal turbinio della festa,Michelotto li osservava,immerso in riflessioni che gli davano uno sguardo ancora più freddo e cupo.
    «Mi guardo intorno e sono tutti concentrati su di lui,sulle sue mosse,sulle sue parole.
    Chi sia realmente Cesare pochi possono saperlo,ma neanche questi possono dare una descrizione precisa del suo carattere. Forse neanche io potrei nonostante lo conosca più di tutti: io che sono quello che gli ha sempre guardato le spalle,quello che l’ha sempre protetto,l'unico che abbia visto le sue lacrime.
    Quante volte mi sono interrogato su di lui senza trovare risposta.
    Io so soltanto che,quando incrocio il suo sguardo,farei tutto quello che desidera e non perchè mi senta in obbligo ma perchè in lui c'è qualcosa che sprona ogni uomo a compiacerlo. I suoi occhi possono penetrarti l'anima e hanno quel tocco di follia che ogni grande uomo deve avere per essere tale. La camminata nobile e leggera del danzatore in un attimo può diventare quella forte e veloce del condottiero.
    E poi…quelle labbra…carnose e sensuali,capaci di baciare,capaci di restare imbronciate per giorni e poi di sorridere improvvisamente illuminando il mondo,capaci di pronunciare discorsi infuocati per incoraggiare i compagni verso qualche avventura,di versare melliflue menzogne nelle orecchie dei nemici,di ordinare efferati delitti,ma anche di mormorare…facendomi perdere l'uso della ragione…sì,il legame invisibile che c’è tra noi è talmente forte che non si spezzerà mai! Certo,siamo amici,ma io dovrò sempre restare nell'ombra,dietro di lui…a me va bene così,pur di stargli vicino...»
    Infine frastornato dai pensieri e della confusione,mentre ancora i rampolli Borgia volteggiavano al centro del salone,scese una scala secondaria ed uscì sotto il portico che contornava un cortile interno con giardino,dove si affacciavano le finestre del suo appartamento.
    Era freddo e si gettò sopra il corpetto nero (come quello di Cesare,ma più modestamente ornato di bottoni di perle e granati) la cappa rivestita di pelliccia,che aveva avuto l’accortezza di riprendere dal vestibolo,però qui in compenso l’aria era tersa e i rumori dei festeggiamenti giungevano molto attutiti. Avanzò ancora qualche passo e si sedette sul bordo della grande vasca quadrata di una fontana marmorea,che era al centro del cortile e che ora era svuotata dall’acqua perché,per via del freddo,le statue dei piccoli tritoni che si trovavano ai lati della fontana non zampillavano acqua. Finalmente si sentì più calmo,ma proprio in questo stato d’animo il tumulto delle sue emozioni sembrava chiarirsi a tratti e quello che intravedeva non gli piaceva: si chiedeva se la sua devozione assoluta a Cesare fosse davvero giusta e ricambiata…non erano più i due studenti universitari spensierati…se pure,anche allora egli aveva già ucciso per difenderlo,ma appunto aveva ucciso degli uomini che avevano attentato alla vita dell’amico. Da quando erano ritornati definitivamente a Roma lentamente,subdolamente la situazione stava cambiando:difficile da ammettere,ma adesso sempre più spesso era Cesare che attentava alla vita dei suoi avversari e lui non era più l’angelo che lo custodiva dai malvagi..era…era..il demonio che lui scatenava contro chi gli ostacolava la strada e Dio solo,o il diavolo,sapeva quanto stesse diventando determinato nel raggiungere i suoi scopi.
    « Miguel?!? .» una voce lievemente roca sussurrò e una mano leggera gli toccò la spalla ed egli,perso nei suoi pensieri,sobbalzò e si voltò rapido mettendo mano istintivamente all’impugnatura ingemmata dello stiletto,che portava con gli abiti da cerimonia e che,anche se di rappresentanza,era letale tanto quanto tutte le sue armi.
    « ..ma…Miguel…sono io,Lucrezia!! Che fai?? Mi spaventi in questo modo! » disse la fanciulla allontanandosi un poco da lui.
    « Scusami…perdonami se ti ho fatto paura…ma mi sento un po’ strano stasera…cosa fai qui?? Devi essere alla festa…alla tua festa! »
    « Miguel,mi hai evitato per tutta la serata…» Lucrezia si riavvicinò,si sedette anch’ella sul bordo della vasca appoggiando il capo biondo sulla spalla del giovane
    « …pensi che io sia felice? Mi hanno sposato a questo Giovanni di Pesaro..certo oggi solo per procura,perché mio padre,incalzato da Cesare,ha giurato che non sono ancora pronta per le nozze,ma tra meno di un anno per forza dovrò andare da lui! »
    A questo punto la voce di lei,già tremante,si sciolse in pianto e Miguel le accarezzò i capelli, stringendola a sé,tentando con questi gesti di calmarla e nel contempo avvolgendola nel suo mantello per scaldarla col tepore del suo corpo…quella incantevole scervellata era uscita solo col suo sontuoso abito da ballo…come già descritto,di pesante velluto cremisi,ma con un’ampia scollatura rivestita solo di trine leggere e gioielli.
    « Lucrezia…piccolo amore…lo sai sono triste anch’io ed anche lui è triste per questo fatto…lo abbiamo sempre saputo che saresti andata sposa e che avresti dovuto lasciarci,ma saperlo è tutt’altra cosa che viverlo…» sospirò « Tu,anche se sei una nobildonna dei Borgia,anche se sei la sua amatissima sorella,sei come me,che,in fondo,non sono altro che il suo servitore…noi siamo venuti al mondo per aiutarlo e siamo pedine (amate pedine,ma sempre pedine) nella scacchiera della sua vita…dobbiamo rassegnarci,mia cara…e ricordarci,che,nonostante a volte si serva di noi,Cesare ci ama…»
    « Ma..ma,Miguel,tu hai la fortuna di essere il suo braccio destro ed amico…e non dovrai mai allontanarti dal suo fianco!!..io sono molto più disgraziata e dovrò stare per sempre lontana da lui e da te…non ti lamentare!! Tu sei fortunato!! » e Lucrezia smise di piangere ed era quasi irata,tanto che si svincolò bruscamente dal suo abbraccio.
    Miguel avrebbe voluto dirle tutta la sua amarezza e tutte le sue perplessità…forse la fortuna era invece quella di continuare ad amare Cesare da lontano,senza dovere compiere per lui azioni che dannavano l’anima…e ricordarsi di lui,Miguel,solo come un amico e non come uno spietato sicario,ma non poteva turbare la ragazza già così agitata e allora…
    « Su..su,Lucrezia…sai benissimo che non sarai dall’altra parte della terra…potremo inviarci notizie forse tutte le settimane,ogni volta che saremo di passaggio dalle tue parti ci…lo vedrai e poi tu e tuo marito fate parte della Corte del Papa Borgia e per le occasioni importanti dovrete essere qui in Vaticano e infine,quando aspetterai dei bimbi,tua madre Vanozza,e anche Adriana e Giulia,non permetteranno mai che in quelle condizioni tu non sia a Roma,vicino a loro! »
    Queste parole per un attimo sembrarono confortare la ragazza…ma fu un attimo!
    « Figli..figli.. con quel…tipo che è brutto anche nel ritratto.. ritratto sicuramente ruffiano e abbellito!!...non parlarne neppure per ridere Miguel!!...mi viene schifo solo a pensarci! »
    Adesso era davvero in collera…« meglio arrabbiata che triste»…pensò dentro di sé Miguel!
    « Io..io..lo sai…solo con Cesare e te…»
    « Zitta!!! Non fiatare! Deve restare il nostro segreto! Nessuno deve saperlo..mai!!...ne va della nostra vita e della reputazione tua e di tuo fratello! »
    Ora era lui ad essere agitato ed adirato…quella ragazzina non poteva rovinare così il lavoro di delicata diplomazia della curia pontificia…l’amore..tutti i loro sentimenti dovevano essere repressi per non compromettere mai la vita pubblica di Cesare!!
    Lucrezia si intimorì di nuovo e guardandolo dritto negli occhi:
    « Miguel..ma quello non si accorgerà che io…»
    « Tranquilla! Né tuo fratello,né io abbiamo mai fatto azioni con te che mettessero a repentaglio l’unica cosa che questi poveri ometti pomposi richiedono da una donna…» e qui al ricordo dei momenti indimenticabili trascorsi insieme,gli venne da sorridere…ricordando…
    …la prima volta…era stato in occasione di un’altra notte qui a Roma,in un periodo in realtà abbastanza vicino nel tempo,ma che in questo momento pareva lontano secoli.
    Neanche sei mesi prima,poco dopo l’elezione a Papa di Rodrigo Borgia in agosto,da quello stesso giardino penetravano attraverso le sue finestre aperte il profumo intenso dei gelsomini e la luce argentata della luna piena…
    Lui e Cesare erano stati a far baldoria in incognito nelle più luride taverne della città dalle parti del Campo de’ Fiori e,completamente ebbri di vino,strada facendo,avevano anche raccattato una prostituta,una povera stracciona in realtà,che aveva attirato la loro lascivia di ubriachi con i suoi modi sfacciati e lubrichi e che,nell’intrico delle erbacce tra le vecchie rovine della Roma imperiale,che la luna e i cortinaggi di edera e vitalba rendevano di nuovo falsamente lussuose,avevano posseduto insieme e in modo piuttosto brutale. Ma,passato il momento di foia animalesca,avevano visto che era piuttosto vecchia e sporca…allora l’avevano anche un po’ malmenata. Infine,schifati soprattutto dalla loro meschinità,con grande sconcerto e contentezza di lei,l’avevano ricoperta di monete d’oro.
    A metà della notte erano poi rientrati al palazzo e,per ripulirsi e riprendersi dai fumi dell’alcool,si erano buttati vestiti in quella stessa vasca sul cui bordo ora lui e Lucrezia sedevano e che allora,col caldo,era piena perché la fontana funzionava e i tritoni versavano allegri zampilli di acqua fresca.
    Allontanati i servitori accorsi ai loro schiamazzi,bagnati fradici,erano scappati nella stanza di Miguel dove,dopo essersi spogliati,avevano cominciato ad asciugarsi a vicenda. Questo strofinare e toccare i loro corpi nudi aveva come al solito fatto montare il desiderio tra loro,così ben presto erano finiti nel letto per una iniziale amichevole lotta coi muscoli lucidi e sudati,che aveva scaldato ancora di più la loro voglia,soddisfatta poi in un lungo amplesso misto di forza e di dolcezza. Infine accaldati,coi loro giovani corpi odorosi di sesso e striati di sperma,appagati,si erano addormentati abbracciati.
    Ma il chiasso fatto nel cortile non aveva svegliato solo i servi…Lucrezia,già completamente affascinata da questo suo grande e con lei sempre amorevole fratello,pure li aveva sentiti e,curiosa,era scivolata silenziosa come un’ombra lungo il vasto ed oscuro corridoio,fino ai loro appartamenti e lì aveva visto il fratello ed il suo caro amico,che le metteva sempre un po’ di soggezione,giocare tra loro come cuccioli e poi amarsi con passione. Una ragazza cresciuta in una corte quattrocentesca come quella,ipocrita ma libertina,sapeva bene cosa significasse fare l’amore e cosa significasse che quei due lo facessero tra loro,quindi Lucrezia rimase dapprima sì un po’ incredula,ma poi divenne solo triste perché si sentiva piccola ed esclusa. Forse un’altra sarebbe corsa di nuovo in camera sua a piangere,ma il carattere prepotente dei Borgia era già ben radicato in lei che,di getto, entrò nella stanza di Miguel e si accoccolò come un gattino sul grande letto ai piedi dei due ragazzi,approfittando del loro sonno pesante.
    Un’ora dopo o forse due,questi sentirono un respiro lieve e due mani piccole e delicate che si insinuavano tra i loro corpi…era una sensazione molto gradevole ed entrambi ancora praticamente addormentati avevano sospirato di piacere,poi Miguel aveva aperto gli occhi e si era trovato di fronte gli occhi azzurri di lei,che gli sfiorava la bocca con le labbra morbide e aveva quasi gridato,svegliando Cesare. L’aveva presa in braccio rapidamente e stava per scendere dal letto per rivestirsi e rivestirla e per portarla fuori di lì…ma Cesare lo trattenne con un sorriso complice e sussurrò :
    « Miguel,deve esserci qualcosa in te che fa ribollire il sangue nelle vene di noi Borgia!! Poi io e Lucrezia siamo fratello e sorella,cioè tutt’uno..come puoi amare uno e non l’altra?? E noi entrambi amiamo te …»
    …e così il profumo dei gelsomini si mescolò all’odore di buono della fanciullezza innocente e sfrontata di Lucrezia e nessuno dei tre seppe e volle rinunciare all’incanto di quella notte di luna.
    Ma,pur giovani,erano stati tutti allevati in una nobile casa ed erano esperti delle cose del mondo,per questo,allora ed in seguito,furono sempre ben attenti a non compromettere la ragazza…la figlia di Papa Alessandro VI ,doveva arrivare alle nozze “virgo intacta” …
    «Ti ripeto,Lucrezia,stai tranquilla! Quello è un nostro segreto e nessuno lo saprà mai. Ti sei sempre fidata di Cesare,che vuole solo il tuo bene,e di me che sono il vostro amico più fedele…lo sai ,non farei mai nulla che ti desse dispiacere e non rivelerei i nostri segreti nemmeno sotto tortura! »
    Era freddo nel giardino dei gelsomini,ora stecchiti e senza fiori,era freddo,sì,ma un brivido troppo gelido anche per quel freddo scosse Miguel pur avvolto nella sua calda cappa di pelliccia e stretto al corpo di Lucrezia…egli sentì una vertigine e rimase come tramortito per un istante.
    Anche se si riscosse subito da questo stato,Lucrezia percepì il suo fremito di quasi terrore:
    « Miguel,sei proprio strano stasera,sei pallidissimo,sembra che tu abbia visto uno spettro! Qui fa freddo,vieni,rientriamo o ci prenderemo un malanno! »
    Sì..non poteva essere altro che il troppo freddo unito alla stanchezza ed alla malinconia della serata…ma a Miguel rimase l’impressione di avere squarciato per un attimo il velo che lo separava da un’esistenza diversa ma stranamente affine,forse conseguente,a quella del momento.
     
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  11. DaniMZBradley
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    Li stampo e li conservo con cura. Molto meglio leggerli su carta che al pc. Scrivi benissimo.
     
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  12. MorganeLaFée
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    Ostia estate del 1493 (prima parte)

    Il caldo di giugno era meglio tollerato alla Valenciana,la villa che Michelotto possedeva nella campagna attorno alla via Ostiense.
    Era in realtà un’antica domus romana,di medie di dimensioni,le cui rovine erano state ristrutturate ed adattate fino a farla diventare una piccola villa rinascimentale,molto raffinata e confortevole.
    L’esterno,che affacciava su una polverosa strada laterale che si distaccava dalla via Ostiense,era rimasto pressoché invariato,tanto che,ad un’occhiata distratta,poteva parere essere ancora una delle tante rovine,che punteggiavano la campagna attorno a Roma.Ma all’interno il muro,apparentemente semidiroccato e ben mimetizzato da rampicanti,come edera e vitalba,che lo ricoprivano,in realtà era efficientemente fortificato e chiuso da portoni e cancelli inespugnabili da comuni malfattori e malintenzionati. Dall’ingresso così dimesso si dipartiva una stradetta serpeggiante tra un piccolo bosco ceduo che giungeva alla dimora vera e propria. Anche questa,di conserva con i gusti del suo proprietario,non era sfarzosa,bensì molto sobria ed armoniosa…il vero spagnolo,nato a Valencia,aveva apprezzato la lezione stilistica del Rinascimento italiano,meglio del suo padrone Borgia,spagnolo nato in Italia,e amava molto le linee architettoniche più semplici e pure,che,in questo caso,nascevano quasi naturalmente e completavano senza stridori le parti in “opus reticulatum”dell’antica dimora patrizia,solo il nome ricordava le origini del proprietario.
    Questo piccolo gioiello era completato da un vasto terreno,dove il giardino ornamentale trapassava senza soluzione di continuità nell’orto e nei campi con la vigna e l’uliveto e,sullo sfondo,si intravedeva la linea del mare.
    Bona,una vecchia fantesca di casa Borgia,che aveva accudito Michelotto appena giunto da Valencia,aveva lasciato il servizio del cardinal Rodrigo,quando questi era diventato Papa ed era stata messa come governante a capo del gruppo di servitori,giardinieri e contadini della villa,che,se di sesso maschile,all’occorrenza erano addestrati a trasformarsi in un piccolo ed efficiente esercito agli ordini,in questa veste,dello stesso Miguel.
    Ma in realtà ciò non era mai capitato ed al momento la Valenciana era un luogo di riposo e di delizie:spesso,alle prime luci dell’alba,una carrozza chiusa entrava discretamente alla villa e ne scendeva l’astro nascente tra le cortigiane di Roma,la bella Allegretta perugina,accompagnata dalla sua servente,che si installava in campagna per alcuni giorni…conosciuta da Miguel pochi anni prima,quando era un’adolescente magra tutta gambe e spigoli e povera in canna,aveva comunque attratto il suo desiderio ed ora che era diventata una splendida ragazza,contesa da nobili e cardinali,restava,nonostante la professione,quasi la sua amante in carica,cosa che peraltro la proteggeva da sgarbi o peggio di clienti e concorrenti,perché era noto che chi Michelotto proteggeva,era meglio fosse trattato bene!
    Ma l’ospite sempre più caro ed importante era ovviamente Cesare…
    Appunto in quel caldo tramonto di giugno i due amici si trovavano insieme,soli nel cortile interno,che era stato trasformato quasi in un patio:la vasca della vecchia peschiera era diventata un chiaro specchio d’acqua dove i due avevano preso un bagno un’ora prima e attorno erano posti leggeri letti in foggia di triclinio e sedili di vimini intrecciati con cuscini di seta;su un tavolinetto ricavato dal capitello di una vecchia colonna erano poste le coppe,ormai vuote,che avevano contenuto i sorbetti di neve (raccolta in inverno e pigiata in un profondo sotterraneo della domus) e miele con cui si erano rinfrescati,dei piccoli dolci ed enormi bicchieri di cristallo contenenti l’acqua freschissima del pozzo appena insaporita da fette di limoni siciliani. Miguel,da vero uomo del sud,amava col caldo bere acqua e solo a notte sarebbe arrivato il vino,ma Cesare era lo stesso inebriato dalla giornata passata col suo amante,dove tutto era successo,dalle discussioni sulle decisioni politiche al sesso più sfrenato. Adesso giaceva disteso su uno dei lettini,sentiva il leggero fruscio delle bianche tende ricamate di cotone che rivestivano la zona del loro riposo e che da poco la brezza proveniente dal mare non lontano faceva agitare lievemente e,dopo essersi appisolato,si era risvegliato al suono della voce roca di Miguel che sussurrava dolcemente parole in spagnolo,ma…non a lui!
    Il giovane,che aveva addosso solo le leggere brachette di lino che costituivano la sua biancheria intima,era sdraiato su un fianco nel triclinio accanto al suo e lui poteva vederne i ricci neri che gli lambivano il collo,la schiena perfetta con alcune cicatrici di vecchie ferite e coi muscoli guizzanti che faceva venire voglia di toccarla e di baciarla e le forti cosce che l’avevano stretto fino a poco fa in un amplesso tenero e brutale insieme. Miguel accarezzava qualcuno di piccolo che gli sedeva quasi in grembo:<...Mi pequeño amigo,mi amor, ¿dónde has estado? Ah,a dormir en el bosque fresco,y ahora que has vuelto a conseguir algo sabroso bocado, sin embargo, lo sé, estás celoso de César!> Così parlando si voltò e si sporse per prendere un pezzetto di dolce: sul ventre di Miguelito allora si inarcò un gattino di pelo rosso,curioso di vedere cosa il suo padrone volesse offrirgli,quando vide la leccornia sgranò gli occhi ambrati,la sua rosea linguetta leccò i canini appuntiti e in un baleno inghiottì il dolcetto preso dalla mano di Miguel. Dovette essere di suo gradimento,perché subito dopo,gli pose le zampine sulle spalle strofinandogli il musino sul collo e poi si raggomitolò sul suo petto,ronfando col suo piccolo corpo fusa di godimento. Miguel alzò lo sguardo,fino ad allora posato sul micino,e guardò Cesare,che continuava a far finta di dormire:
    < AhAh..grande Duca Valentino - disse ridacchiando- sei geloso del piccolo Rojo,come lui lo è di te! Lo so,lo so un guerriero come me .- AhAh - dovrebbe amare e coccolare i sui mastini,i suoi alani! Ma…l’ho trovato a Roma qualche notte fa,in un vicolo a morire di stenti e…lo sai,io sono di cuore tenero con gli indifesi,l’unico lupo che amo sei tu! Adesso sta qua in villa e in poco tempo è diventato un bel miciotto,non credi?>
    Cesare rispose:< L’ho osservato…per la prima volta ho osservato bene un gatto e il tuo piccolo Rojo mi piace! È una piccola tigre rossa…lui è come te! Sensuale e sinuoso,morbido e selvaggio,silenzioso e micidiale..credo di capire perché alle donne ed alle streghe piacciono i gatti…tutti gli esseri diabolici sono affascinanti!...come te...e il figlio del Papa inevitabilmente è attratto da tutto ciò che viene dal diavolo!!>
    I due giovani ormai ridevano fragorosamente e il piccolo Rojo,si staccò da Miguel,li guardò,nonostante la piccola taglia,dall’alto in basso e,con fare di compatimento,si allontanò con incedere elegante
     
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  13. MorganeLaFée
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    Ostia estate del 1493 (seconda parte)

    ATTENZIONE!! NC17 ESPLICITO!!!

    Il sole era tramontato e col calare delle tenebre Cesare e Miguel avevano mangiato una cena succulenta a base di pesce e crostacei cotti in salse di spezie aromatiche,avevano bevuto anche parecchio vino.
    La brezza dal mare era rinforzata,ma invece di rivestirsi i due avevano avvicinato i loro triclinii e mescolato il calore dei loro corpi sazi di cibo,ma non di altro,così,di nuovo,il volto di Miguel si chinò a baciare con le labbra ancora piene del sapore piccante delle spezie la bocca dell'amico,il suo mento,il suo collo.
    Cesare ebbe un fremito sentendo la lingua scorrergli nell’incavo del collo e la mano che gli esplorava il torace in un tocco forte e possessivo. La mano poi scivolò,lenta,sulla sua coscia nuda e gli fece scappare un gemito quando arrivò all'inguine fino a sfiorargli il sesso. Poi Miguel si abbassò di più tra le sue gambe e le ciocche nere dei suoi capelli,ondeggiarono seguendo il movimento ritmico della sua bocca attorno al membro di Cesare,che gettò indietro il capo,sospirando rapidamente,mentre Miguel gli dava quel piacere.
    A un certo punto Miguel smise di leccargli il sesso,obbligandolo a guardarlo.
    < Questa volta voglio guardarti negli occhi,Cesare,quando ti scoperò!>
    Il Borgia non obbedì e,cercando la bocca del suo amante,la esplorò con la lingua e tenne gli occhi bassi.
    Miguel si ritrasse dal bacio,si mise in ginocchio contro di lui,tra le sue gambe,che tenne strette con le mani.
    < Mi vuoi,lo vedo,lo sento,mi vuoi dentro di te…ma ti soddisferò solo se alzerai gli occhi e mi guarderai in faccia!>
    Cesare lo sfidò chiudendo gli occhi e sorridendo,allora l’amico spinse in avanti il bacino,appoggiandogli il membro eretto lì,dove la sua voglia era maggiore e sfiorandogli lievemente la stretta apertura.
    < Questa è una tortura Miguelito,mi stai facendo impazzire,non senti che mi sto aprendo per te? Cosa aspetti a prendermi!>
    < Maledetta puttana Borgia…lo so che sei sempre pronto ad aprire il culo,ma apri quegli occhi! Voglio scoparti anche l’anima!!>
    Lentamente,le palpebre di Cesare si sollevarono e tra le ciglia frangiate i suoi occhi grigi si fissarono in quelli neri di Miguel…
    < Cesare,perdonami! Sei il mio signore e padrone…sei il mio unico amico e sei il mio vero amore…> sussurrò allora Miguel,mentre si perdeva dentro le sue pupille…Cesare con la mano,che aveva leccato e bagnato di saliva,sempre guardando il suo splendido amante negli occhi,gli prese il cazzo e se lo portò un poco dentro…come al solito,dopo un breve momento di dolore,in cui rimase immobile con il sesso del compagno che premeva dentro di lui,gemette di piacere e cominciò a contorcersi lentamente,inducendo Miguel a penetrarlo più profondamente.
    Il rapporto fu intenso,ma breve,perché l’eccitazione era già al culmine in entrambi. Cesare venne senza che Miguel neppure gli toccasse più il membro e al suo orgasmo anche l’altro non resistette,ma per tutto il tempo i due si tennero avvinti con lo sguardo e capirono che sempre di più oltre al sesso ed al piacere qualcosa di molto più forte li univa,qualcosa che non si sarebbe spezzato mai.
     
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  14. MorganeLaFée
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    Roma inverno 1498 (prima parte)

    Miguel,dopo avere accompagnato,e affidato agli uomini della scorta,Cesare nel palazzo Di Santa Maria in Portico per un incontro con un’ambascieria spagnola,era infine rientrato alla residenza vaticana. Quella era un’occasione politica ufficiale e la sua presenza non era necessaria,anzi,a ben pensare,era sconsigliata:ormai,a 23 anni,era considerato l’ ”alter ego” oscuro di Cesare,il suo consigliere tenebroso,il suo amante bello e spudorato,il suo spietato boia.
    Come sempre in inverno la fontana del cortile del suo appartamento era svuotata d’acqua e nella fredda sera di gennaio il silenzio e la solitudine di quell’angolo del palazzo erano profondi,quasi palpabili,tali da inquietare anche lui,uomo solitario e poco amante del frastuono.
    < Che brutta nottata…farà un tempo da lupi! Avrei fatto bene a restare da Topazia…stasera anche Cesare si fermerà al palazzo di Santa Maria. Ormai sono ritornato e tanto vale che cerchi di dormire prima possibile…certo che quando non c’è Cesare qua tutti stanno ben tranquilli!! A parte gli alabardieri di guardia al portone,non ho incontrato un cane…mio Dio,certo che,passando dal giardino,con questo freddo non posso pretendere di vedere molte persone…anche Ricuccio,il mio cameriere,starà dormendo in anticamera,non vedendomi se ne andrà tra un po’ nel suo alloggio e domattina,quando mi troverà nel letto,sarà ancora più certo di essere al servizio del demonio…Ah…questi romani non li capirò mai,cinici come nessuno e nel contempo superstiziosi tutti come vecchie puttane!>
    Freddo,gelsomini stecchiti…una sensazione già avuta…
    Quattro...no…ormai cinque anni prima,durante i festeggiamenti per le annunciate nozze di Lucrezia,ancora ragazzo,ma già legato inestricabilmente alla vita ed egli intrighi dei Borgia,si era ritrovato solo in questo luogo per sfuggire la folla…se ne era dimenticato:erano successe tante e tali cose da allora…
    …eppure adesso,improvvisamente tutto gli ritornò alla mente.
    In seguito poi,nell’estate di quell’ormai lontano anno Lucrezia era infine andata sposa a Giovanni Sforza di Pesaro e cosa fosse stato di quel matrimonio adesso proprio Miguel non voleva pensarci…al momento lei era nel monastero di San Sisto,certo,come si diceva in tutta Roma,per volere del padre e del fratello,ma anche di sua volontà per sfuggire al clamore ed allo scandalo conseguenti all’annullamento delle nozze in seguito ad una dichiarazione di “impotentia coeundi” da parte dello Sforza.
    Povera piccola Lucrezia!! Era difficile per lui,ormai duro e corazzato contro ogni bruttura della vita,accettare di essere sempre sacrificato,messo in ombra e usato da Cesare per i suoi scopi politici…chissà quanto aveva sofferto e soffriva lei,ragazza diciottenne!!...e il peggio doveva ancora venire…rabbrividì solo al pensiero di ciò che per ora solo lui e Cesare sapevano:lei era incinta di don Pedro,detto Perotto,un famiglio dei Borgia,l’unico uomo al quale fosse stato permesso di frequentarla mentre era al convento. In realtà Miguel era molto adirato,il Papa pur avendolo da bambino
    scelto come compagno del figlio,da tempo lo temeva avendo capito che non accettava imposizioni da nessuno se non da Cesare…eppure lui avrebbe capito e confortato Lucrezia,come sempre aveva fatto,ma mai avrebbe commesso un errore così grossolano. Comunque ormai era andata così e,se era sinceramente dispiaciuto per Lucrezia,era quasi malignamente contento per il Papa e sapeva bene cosa sarebbe successo presto a Perotto…
    Ma stasera non pensava,non voleva pensare troppo a questa vicenda…
    Qualche ora prima aveva congedato gli uomini che non dovevano restare con Cesare e si era allontanato a piedi,perché non aveva voglia di ritornare subito al palazzo vaticano. Non era mai vestito in modo sfarzoso se non aveva impegni di rappresentanza da svolgere,e,coi suoi abiti di ottima stoffa e buona fattura,ma molto semplici e rigorosamente di colore nero,poteva passare per un nobiluomo di passaggio nell’urbe,benestante,ma non ricco e certo ingenuo ed imprudente,visto che si aggirava da solo…e infatti come si addentrò nel vicolo della Margana,dalle ombre dei portici medievali del palazzetto Vipereschi due individui intabarrati gli si affiancarono con evidenti cattive intenzioni.
    Repentinamente dal mantello di Miguel lampeggiò un lungo pugnale,mentre la sua voce bassa sibilò :<volver,hijos de puta! Soy el Corella.>
    Il nome e la lama di Toledo dell’amante tagliagole del figlio del Papa erano ben noti
    anche nei bassifondi della città e i malintenzionati si allontanarono velocemente mormorando parole di scusa.
    Stava ancora sogghignando tra se per l’accaduto,quando svoltò l’angolo e nel buio spiccò,seppur fioca,la luce della torcia fumosa che illuminava l’insegna scrostata della locanda dove era diretto. Era un luogo piuttosto povero,scarsamente illuminato e pieno di fumo proveniente dal camino,dove sobbolliva un paiolo,e dalle lucerne ad olio di poco prezzo,ma era caldo ed accogliente:la vecchia Topazia,la proprietaria,conosceva Michelotto fin da quando era un adolescente spaurito alle sue prime uscite romane in cerca di vino e di donne a buon mercato e,a suo modo,gli voleva bene e continuava a trattarlo sempre come un ragazzino sprovveduto,cosa che lo divertiva moltissimo ed anche un po’ lo inteneriva…di fatto,quando la vita di corte diventava insopportabilmente stretta o comunque quando aveva bisogno di allontanarsi dal suo ruolo,Miguel finiva sempre per approdare qui e c’erano sempre una scodella di zuppa dal sapore semplice così diverso dagli speziati manicaretti dei cuochi del Papa,un boccale di vino senza pretese,ma genuino e,se non voleva o non poteva ritornare a palazzo,una stanzetta al piano superiore dell’edificio,a dir poco spartana,ma dove
    Topazia metteva un giaciglio di paglia nuova per lui.
    Con Cesare quando erano ragazzi e,più raramente,anche adesso,in incognito,mascherati,da soli ed armati fino ai denti scorazzavano nottetempo per la città e frequentavano le bettole più misere,ma qui,da Topazia,Miguel non l’aveva mai portato. Lui era in tutto e per tutto di Cesare,ma questo era l’unico segreto che aveva per l’amico…ed era grazie anche a questo unico posto solo suo che riusciva ad essere per tutto il resto a completa disposizione del suo signore.
    <come va,Moro? Cosa cerchi da queste parti?...il tuo padrone ti ha preso a calci in culo,cagnaccio rognoso?>
    …Moro,da sempre la donna lo chiamava così…per il colore dei suoi capelli,perché era spagnolo…non lo ricordava bene neppure lui,lei di sicuro sapeva chi era,chiaramente e sorprendentemente non le importava e mai gli aveva chiesto qualcosa di più che il prezzo di ciò che consumava o della stanza che occupava.
    Mentre lo apostrofava così bruscamente,il suo viso rugoso,incorniciato da ciocche di capelli grigi sfuggite alla pezza di stoffa che portava avvolta attorno al capo quasi come un turbante,si illuminò di un sorriso che lasciò intravedere i molti denti mancanti e l’anziana ostessa si alzò sulle punte dei piedi per abbracciare e baciare il giovane nobile,che la prese in braccio e la fece volteggiare per la stanza,facendole roteare la lunga gonna pesante rivelando così un’incredibilmente civettuola sottoveste di pizzo e mandando a cadere sul pavimento le vecchie ciabatte:
    < Estoy aquí para ti,mi amor,mi hermosa!>
    …e rideva Miguel,come non rideva mai nella sua vita nei palazzi del potere e il suo riso di ragazzo spensierato era contagioso e con lui ridevano Topazia (e,chi l'avesse conosciuta tanti anni fa,in quelvecchio riso sdentato avrebbe intravisto,a tratti,l'enigmatico e stupendo sorriso di una delle cortigiane più belle della Roma di molti anni prima...) e pure ridevano il giovane servo gobbo che l’aiutava a condurre la taverna e i pochi e stupiti avventori…in quella fredda serata,e,nessuno a Roma l’avrebbe creduto,anche il cuore gelido del sicario del Borgia per qualche momento si riempì di calore.
     
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  15. luigiilfollettodeiboschi
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    cara morgane, mi stupisci sempre più. sei davvero brava, e ogni volta migliori sempre di più. Come il buon vino. E sei molto brava a spiegare bene i vari periodi storici. Io per esempio questa dote non ce l'ho. attendo la seconda parte ;)
     
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32 replies since 7/4/2012, 22:56   752 views
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